Sebastiano Bosio (Palermo, 18 agosto 1929 – Palermo, 6 novembre 1981) è stato un chirurgo italiano ucciso dalla mafia.
Biografia
Carriera
Laureatosi in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Palermo, successivamente seguì diversi corsi di specializzazione in Francia ed ebbe modo di conoscere Michael E. DeBakey, con cui rimase in contatto. Lavorò poi presso l'Ospedale Civico di Palermo. Agli inizi degli anni sessanta fu protagonista di un episodio alquanto curioso: allestì infatti, insieme ad alcuni colleghi, una sala operatoria all'interno di un casello ferroviario abbandonato che collegava Palermo a Messina. Per diversi mesi fu soggetto a contestazioni e proteste da parte dell'opinione pubblica. Nel 1974 in concomitanza con la nascita del reparto autonomo di chirurgia vascolare, staccato da quello di cardiochirurgia, ne divenne il primario. Poche settimane prima della sua morte, incontrò il professor Regis Courbier, direttore dell'unità cardiovascolare presso l'Hospital San Joseph di Marsiglia, e con lui effettuò un delicatissimo intervento in materia, sul corpo di una ragazza diciannovenne. Sul finire degli anni settanta aprì un suo studio nella città palermitana, in via Simone Cuccia.
Assassinio e motivazioni
Venne ucciso all'uscita dal suo studio, il 6 novembre 1981, da due sicari, colpito da quattro pallottole di una pistola calibro 38. Il motivo della sua uccisione, secondo anche le testimonianze di alcuni pentiti, stava nel fatto che Bosio avrebbe curato in modo superficiale alcuni boss della mafia accorsi da lui dopo essere stati feriti di scontri a fuoco e di aver curato i perdenti dalla seconda guerra di mafia, tra cui Totuccio Contorno. Si scoprì poi in seguito, grazie anche ad indagini più accurate, che Bosio aveva avuto una diatriba, almeno telefonica, con l'allora direttore sanitario della struttura, Giuseppe Lima, fratello del più noto Salvo, poiché egli prometteva sotto il suo comando di svolgere loro delle operazioni privilegiate.
Indagini e processo
Le prime indagini degli inquirenti furono pressoché limitate, specie per il depistaggio attuato da alcuni membri all'interno degli stessi. Da risvolti successivi, si apprese che alcuni colleghi di Bosio erano in amicizia o addirittura imparentati, seppur di largo grado, ad alcuni esponenti mafiosi di spicco.
Durante il processo, Roberto Albiero dichiarò che Bosio «secondo le chiacchiere che giravano avrebbe rifiutato di fare delle prestazioni sanitarie», mentre lui era definito "inaffidabile", pur avendo fra i suoi pazienti uno dei fratelli Greco e altri membri di Cosa Nostra. Michele Arico, stretto collega di Sebastiano fin dal 1977, testimoniò che il giorno della morte Bosio era inspiegabilmente triste e «telefonò alle 14 mentre ero ancora di guardia per chieder notizie sullo stato di salute del paziente operato la notte prima», andò via e poi venne ucciso. Il pentito Francesco Onorato confermò che «Madonia era una potenza in quel periodo», mentre «Bosio non era corrotto» e non aveva mai voluto piegare la schiena ai boss mafiosi.
Dagli esami più approfonditi dei proiettili, grazie alle nuove tecnologie, emerse che a sparare fu Antonino Madonia. Madonia è stato rinviato a giudizio nel 2011 e oggi sconta la pena dell'ergastolo, per questo ed una serie di altri omicidi di stampo mafioso.
Note
Collegamenti esterni
- Sebastiano 6 novembre 1981 Palermo. Assassinato Sebastiano Bosio - Vittimemafia.it, su vittimemafia.it.




![Bosio, Antonio; Severano, Giovanni [Hrsg.] Roma sotterranea (Rom, 1632](https://dl.ub.uni-freiburg.de/diglitData/image/bosio1632/1/000_ROEM_007.jpg)